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Misericordia o....Inferno?

Ho ricevuto recentemente questa mail da una lettrice del blog:

" Dopo aver letto l'articolo sul blog - Il potere perverso delle tradizioni umane- faccio queste considerazioni. Io faccio fatica a pensare ad un Gesù così poco amorevole verso le persone che a Lui si rivolgono per avere ascolto, amicizia, guarigione o aiuto in generale. Davvero tu pensi che oggi Gesù si rivolgerebbe alle persone con toni così freddi distaccati e maleducati? Non troverei compassione alcuna in un Gesù così e anche se condividessi ciò che va insegnando non so se lo seguirei fisicamente … pur non allontandomi dal Signore . Penso che il modo di dire le cose e la compassione che abbiamo verso chi ci sta di fronte valga moltissimo e tanto possa fare nel cuore delle persone stesse .... A mio avviso il modo che usiamo per dire le cose fa sempre la differenza "

Così le ho risposto, tolti i convenevoli personali:

E' vero, il modo fa la differenza. Proprio per questo credo che i vangeli ci insegnino che Gesù ha usato (quando necessario) delle parole e dei gesti forti, anche violenti (perchè credo che la misericordia vera possa giungere a modi estremi e forti per scuotere). Riflettiamo insieme su questi brani, anche per vedere se sono degli "episodi" sporadici.

Non ti sembra che sia passata l'idea di un Gesù così misericordioso da non potersi più esprimere così:

"Serpenti, razza di vipere, (non proprio modi dolci) come scamperete al giudizio (e la misericordia?) della geenna?" (Mt 23,33)?
Roberto Aita | 1/4/2018

Te ne vai o paghi o muori !

Te ne vai o paghi o muori !
Tutti conosciamo la storia del profeta Giona che obbedisce a Dio di predicare a Ninive (l'attuale Mosul) dopo essere rimasto per tre giorni e tre notti nel ventre di un "grande pesce". Per alcuni teologi è un racconto allegorico, ma Gesù lo cita testualmente: Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. (Mt 12,40).

Si è parlato in questi giorni della vecchia Ninive, l'attuale Mosul in Iraq per le persecuzioni inflitte ai cristiani da parte dell'ISIS (nato da Al Qaeda) il neonato stato islamico, lo scorso giugno, è di fatto un califfato jihadista. Dopo aver autoproclamato la propria sovranità politica su Siria e Iraq, lo Stato Islamico proclamato l'intenzione di allargare il suo progetto di dominio, come suggerisce la stessa inclusione del "Levante" nella denominazione, anche su Giordania, Israele,Palestina, Libano, Kuwait, Cipro e una zona meridionale della Turchia (l'ex Vilayet di Aleppo) Attivo tuttora nella guerra civile siriana e in Iraq, dove ha occupato nel gennaio 2014 la città di Falluja, lo Stato Islamico è colpevole di numerosi crimini contro l'umanità.
Roberto Aita | 1/4/2018
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