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Venerdì Santo

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Venerdì Santo

GerMission- Associazione Gesù è risorto
Pubblicato da Roberto Aita in Le Riflessioni · Giovedì 29 Mar 2018
Tags: RobertoAitaviaCrucisFariseiVenerdìsantocercavanoilRegnocritichefalsitàcalunniepregiudizicriticheinfondateGesù
[image:image-0]Oggi è il Venerdì Santo. Via Crucis.
Gesù con lo corona di spine e il sangue che cola in mille rivoli sulla sua schiena piagata dalle violente frustate, inizia il suo percorso
che lo conduce al Golgota (luogo del cranio).
Condannato a morte. Cade sotto il peso della croce per tre volte. Prima dei chiodi che squarceranno le sue carni martoriate, incontra la Madre, la Veronica e Simone di Cirene.

Ma è solo. E' solo non da adesso.
Era solo quando anteponendo l'Amore alla Legge,
i farisei, bigotti senza tempo, lo calunniavano.
Era solo quando guariva i malati e liberava
i posseduti e dicevano che era del "diavolo" (Mt 12,24)Era solo quando parlava alle folle
e i suoi familiari più stretti, considerandolo
un pazzo, andavano a cercarlo per ricondurlo
alla ragione e Lui si rifiutava di vederli (Lc 8,21)

Era solo anche quando le folle accorrevano a Lui
e non capivano. Cercavano i suoi benefici, non Lui.
Era solo. Era solo anche con i Suoi discepoli.
Cercavano il Regno ma non capivano il Re. (Mt 16,23)

Per questo lo hanno lasciato solo anche tra gli ulivi.
Nel frantoio del Getsemani sudava sangue per affrontare
l'estrema prova della morte espiatrice,
ma nessuno era con lui. Era solo. Completamente solo.

Le critiche. Le calunnie. Le falsità.
Le condanne. I pregiudizi. L'emarginazione.
Aveva sentito cadere tutto questo sul Suo capo
ben prima di percorrere la Via Dolorosa, Via Crucis.

Lui aveva tirato diritto per la Sua strada.
Aveva la Sua mission da compiere. Ogni critica
e ogni avversità erano incluse nel prezzo da pagare.
Così come conosceva i consensi effimeri,
così conosceva le critiche infondate. Proseguiva.

In fondo, sotto il peso della croce e gustando
la Sua saliva con le Lacrime e il Sangue,
sentiva l'aroma già sentito negli anni precedenti.
L'aroma amaro della critica e dell'ingiuria.
Ma questo non importava. Proseguiva.

Un giovane missionario olandese parla di Gesù
tra i poveri minatori in Belgio. E' povero come loro
e mangia patate disegnando i loro volti scavati
col carboncino su fogli raccattati qua e là.

Poi intraprende il mestiere dell'artista.
Viaggia, conosce, incontra colleghi e dipinge.
Dal carboncino all'esplosione dei colori a olio.
Campi, seminatori, ponti, villaggi, girasoli...

Solo il fratello Theo crede in lui, ma non basta.
Lo deridono. Lo criticano. Lo emarginano.
Un “imbratta-tele”, un “pittore della domenica”,
un “fuori di testa”. Troppo distante dai canoni.

I colori violenti nella sua mente li proietta
sulle tele. Ma nessuno lo capisce o lo apprezza.
I mediocri non riescono a vedere quei colori.
I sonnambuli cinici con la parvenza di mercanti
e di esperti d’arte, non vedono e lo ignorano.

“E’ solo un pazzo” si sente spesso dire alle spalle.
E' il suo Getsemani. Nel giardino di Auvers,
oppresso dalla solitudine, schiacciato dai pesi,
dipinge corvi neri che lugubri volteggiano
sull’ultimo campo di grano che i suoi occhi vedono.

Si spara un colpo di rivoltella e poco dopo, muore.
Prima del fatale proiettile lo hanno ucciso
le critiche severe, le calunnie e l'emarginazione.
Oggi fanno la coda mediocri per ammirare i suoi
quadri ed esclamare: Ah, il giallo di Van Gogh...

Ma io ho imparato a indossare l'impermeabile
ai consensi e alle critiche. Non permetterò
agli altri, a nessuno di distruggere la mia vita.
Potrò essere io a offrirla, non loro a rubarmela.

Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso,
poiché ho il potere di offrirla e il potere
di riprenderla di nuovo" (Gv 10,18)

Tutto è possibile a chi crede

Roberto Aita



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